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Jack e Jill


Jack è un pubblicitario di successo, padre felice e marito innamorato di una bella famiglia in California. La sua unica ossessione è la sorella gemella Jill, praticamente identica a lui, solo più grassa, più goffa e più petulante. Durante la Festa del Ringraziamento, al problema di riuscire a convincere Al Pacino a diventare il testimonial di una catena di caffè, si somma l’arrivo di Jill in famiglia. L’invadente sorella, sola e senza amici ad eccezione di un pennuto che porta sempre con sé, si insedia a casa della famiglia di Jack e, nonostante i continui conflitti, non pare intenzionata e muoversi.
Con la cadenza metodica e puntuale di un cinepanettone, le commedie di Adam Sandler si presentano annualmente sul mercato americano, alternando, con la stessa precisione, storielle romantiche a prodotti demenziali. Jack and Jill appartiene a questa seconda categoria e per Sandler diviene l’occasione di pagare quel pegno che, presto o tardi, tocca a tutti i comici americani più popolari: creare un proprio doppio femminile, sgraziato e dalla voce in falsetto. Il fatto che in una sequenza del film si proietti A qualcuno piace caldo non deve far pensare a un omaggio alla commedia brillante di Billy Wilder (e non solo perché i due gemelli non perdono occasione di riempire la sala di peti). Per il pubblico americano, l’attore è l’incarnazione della commedia popolare e il trasformismo en travesti è solo un pretesto per mostrare Adam Sandler al quadrato e concedergli di esporsi contemporaneamente nei suoi due registri preferiti: l’Adam Sandler cinico e sarcastico e l’Adam Sandler infantile e petulante.
Assolutamente nullo come commedia, Jack and Jill funziona infatti solo come monumento di Sandler e come documento del suo peso nella pop culture statunitense. L’attore newyorkese costruisce attorno a sé una parata di testimonial e di marchi famosi, che vanno a puntellare una storia in verità più patetica che divertente, ma comunque capace di trascinare tanto la gente comune (le interviste ai gemelli che aprono e chiudono il film) che le più importanti celebrità. Stelle dello sport in panchina come John McEnroe e Shaquille O’Neal, amici in visita di cortesia come Johnny Depp e Dana Carvey, perfino un mostro sacro dell’Actor’s Studio come Al Pacino. Quest’ultimo fa ben più di una semplice comparsata e sta al gioco al punto da ridicolizzare la sua icona di furioso attore shakespeariano vendendosi per un caffè e una ciambella da Dunkin’ Donuts.
L’aura dell’attore di Scarface e del Padrino non riveste certamente il film di un nuovo valore, ma serve a ricordarci, a più di cinquant’anni dai due musicisti travestiti di Billy Wilder, che nessuno è perfetto: né i film né gli attori, ma solamente il loro ascendente…



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