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Paradiso amaro


Le Hawaii non sono esattamente il paradiso in terra che tutti crediamo: almeno non lo sono piĆ¹ per uno dei suoi abitanti, Matt King. Sua moglie Elizabeth ha appena avuto un incidente che l’ha gettata in coma, e non si riprenderĆ  piĆ¹. Non resta che staccare le macchine che la tengono ancora in vita. Da anni troppo concentrato sul suo lavoro, l’uomo si ritrova con due figlie che ormai non conosce piĆ¹, la piĆ¹ grande delle quali, Alexandra, ĆØ sulla via della ribellione piĆ¹ spinta. Il dolore di Matt per la tragedia subita si trasforma in frustrazione quando scopre che sua moglie aveva una relazione extraconiugale, e stava per chiedere il divorzio. Il marito tradito e disperato si lancia allora alla ricerca dell’amante della sua sfortunata consorte…
Prima di Sideways consideravamo Alexander Payne un regista interessante ma tutto sommato sopravvalutato: Election e A proposito di Schmidt avevano svelato un cineasta dotato di notevole gusto acido per la commedia ma troppo propenso a dipingere personaggi sopra le righe e con i quali era difficile empatizzare. Poi ĆØ arrivato il capolavoro con protagonista Paul Giamatti, straordinario esempio di compostezza estetica e volontĆ  di scavare in profonditĆ  dentro la psicologia e i sentimenti di uomini comuni. Adesso a sette anni di distanza viene presentato The Descendants al Toronto Film Festival, opera che si pone come ulteriore e prezioso tassello nella filmografia di Payne in quanto capace di equilibrare le due facce del suo cinema che sopra abbiamo evidenziato.
Spesso l’ironia, il sarcasmo e le situazioni piĆ¹ assurde arrivano proprio nei momenti in cui l’animo umano ĆØ maggiormente esposto al dolore. Questo ci mostra con perizia e sensibilitĆ  il suo nuovo lungometraggio, costruito su persone assolutamente comuni che nella difficoltĆ  perdono le loro certezze ma si sforzano di ritrovare un nuovo equilibrio, simile nella sostanza ma costruito su basi molto piĆ¹ solide di quello trovato in passato. George Clooney si dimostra, fin dalle primissime scene, perfetto nelle vesti comode ma sottilmente complicate di un uomo confuso come potrebbe essere chiunque in tali circostanze. Una prova d’attore tanto matura la sua quanto convincente proprio perchĆ© lavora in sottrazione, e non sfrutta l’appeal e il carisma ormai consolidati che la star di solito propone sul grande schermo. Accanto a lui appaiono in varie scene un gruppo di caratteristi di finissima bravura, tra i quali spiccano Robert Forster e la troppo sottovalutata Judy Greer. Merita poi una segnalazione la giovane Shailene Woodley, bravissima nella parte della primogenita scombinata che nel momento del bisogno ritrova se stessa e si dimostra spesso piĆ¹ matura di suo padre.
Alexander Payne costruisce The Descendants secondo il suo stile di regia lineare, mai ostentato, che inquadra volti e ambienti lasciando che siano loro e i dialoghi di una sceneggiatura umanissima a creare la sostanza del film. Il risultato ĆØ una commedia molto toccante, vagamente stonata, abile nello scavare dentro figure che si differenziano pochissimo da noi. L’acquisita forza del cinema di Alexander Payne come The Decendants conferma pienamente sta proprio in questo, nel rendere interessante e coinvolgente la vita interiore di personaggi con cui ci si puĆ² identificare nel loro essere ordinari, o meglio esseri umani…



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